Jukebox de la Poesía
- Patty Lamond
- 25 oct 2019
- 6 Min. de lectura

Hace 3 años, sentada en mi lugar preferido de Roma, me vino una idea fulminante, de esas que te ponen el iris expansivo y la respiración colibrí. Escuchaba con los cascos un material inédito que me había pasado mi tío Alfonso: “Minutos para un poema”, una sección de un programa de radio dirigido por Jesús Sancho, escritor y periodista, de una sensibilidad altísima, donde recitaba poemas del modo más hermoso y preciso que yo haya escuchado jamás. Sólo podías hacer una única cosa: pararte a escuchar, y esto, hoy en día es un super poder. Envuelta en esa sonoridad que te vuelve estatua de piel, me dije, ¿Cómo puede ser que la gente que pasea por aquí delante no pueda acceder a tal belleza? Debo hacer algo. En ese momento nació mi idea de crear una Jukebox en vez de con canciones, de poemas. Siempre de la mano de mi Mirilla, pues es esa parte irrompible de mí que cree en lo que crece lento y presente, pensé cuánto sería hermoso construir las circunstancias necesarias para pararse a escuchar un poema, sólo tenía que CREAR LA OPORTUNIDAD para hacerlo, y así recargarnos, como cuando uno va a poner gasolina en el coche... si lo hacemos por “algo” ¿Porqué no hacerlo por nosotros? Así que empecé a jugar con la idea de provocar la lentitud, la escucha y la presencia a través de la poesía. Pero en realidad, para que todo esto pasara, tengo que remontarme a unos 30 años atrás. Mi abuela, M. Cleofé (Eugenia Cervantes Deckler), empezó a escuchar este programa allá por el año 1990. Ella fue una mujer adelantada a su tiempo con una energía que era complicada de entender y sostener por aquel entonces, pero encontró en las ondas hertzianas un calor muy humano que al menos en parte, la hacía sentir bien y acompañada, era una especie de refugio. Mi abuela jugaba con las palabras, escribía cartas al Rey, a la RAE y al presidente del Gobierno, para dar su opinión o su desacuerdo. Recuerdo cuánto me parecía impresionante y “normal” y al mismo tiempo obvio. Mi abuela me enseñó a decir “merece la alegría” porque según ella no tenía sentido decir merece la pena... a pesar de ser una persona que vivió tanto sufrimiento. Mi abuela me decía que no entendía porque separado se escribía todo junto, y todo junto se escribía separado; tenía la casa llena de notitas... mi abuela, mi abuela era una mujer hermosa, viviendo una vida compleja en una época inadecuada para lo que ella era, pero inteligente y con una sensibilidad para las artes enorme. Pasó años intentando convencer a su hijo de que escuchara “La Gramola”, el programa donde se encontraba la sección de “Minutos para un poema”; un día y por pura desesperación para no escuchar más a su madre, mi tió escuchó el programa. Mi tío, desde entonces ha pasado años grabando los poemas en cintas de cassette, que más adelante pasó a formato digital. Y que mucho más adelante me hizo llegar a mí. Mi tío es hoy un locutor de radio MÁGICO, que conduce "La Isla Mágica", capaz de transmitir la vida viva a través de la música, su gran pasión, y si no hubiese sido por ella y su insistencia, quizá esto no hubiese sucedido, y yo hoy no estaría escribiendo esto. Pero para volver viva la poesía y el tiempo lento en este formato, se han tejido algunos hilos invisibles más que merecen ver la luz: Francesa Lepori, de un corazón especial e inmenso, y que es quien gestiona el precioso lugar en el que trabajo (¿Cuántos tenemos la suerte de que nuestros jefes crean así en nosotros?) al escuchar mi proyecto creyó en él y me dio la oportunidad, como miembro de “C’è speranza se accade”, de presentarlo este año en el VIII Encuentro Nacional de la Red de Cooperación Educativa en Macerata, Italia, y junto a Carlo Ridolfi y el resto del equipo, me dieron un espacio y una voz, esta vez con la temática centrada en la inmigración. “No me llames extranjero” de Rafael Amor, recitado por Jesús Sancho, era imprescindible; así como una filastrocca de un TUM TUM maravilloso, que he tenido el placer de escuchar y latir en persona, el de Carlo Marconi; y por supuesto he podido contar con la colaboración de dos voces maravillosas, la de Hayat recitando en turco y la de Francesco recitando en italiano. Quiero agradecer de corazón a todos los hilos visibles e invisibles que han hecho posible esta aventura poética que empezó tantos años atrás. Creo en el poder de las palabras vivas, de la lentitud y la PResencia; ha bastado una emoción, y una intención, y se hizo la chispa. Que vivan los fueguitos que nos vuelven bellos y transforman el mundo en algo que, seguro, merece la alegría defender, revolucionar, y vivir. * * *
Tre anni fa, seduta nel mio posto preferito a Roma, mi è venuta un'idea davvero appassionante, di quelle che ti allungano l’iris e ti accelerano il respiro.
Ascoltavo con le cuffie un materiale inedito che mio zio Alfonso mi aveva dato: “Minuti per un poema”, una sezione di un programma radiofonico diretto da Jesús Sancho, scrittore e giornalista, di altissima sensibilità, dove recitava le poesie nel modo più bello mai sentito. Potevi soltanto fare una cosa: fermarti ad ascoltare, e questo, oggi è un superpotere.
Avvolta in quella sonorità che ti rende una statua di pelle, mi sono detta: come può essere che le persone che camminano qui intorno non possano accedere a tale bellezza? Devo fare qualcosa.
In quel momento la mia idea era nata: creare un Jukebox di poesie.
Sempre per mano della mia Mirilla, come parte indistruttibile di me stessa che crede in ciò che cresce lentamente e in nel momento presente, ho pensato a quanto sarebbe bello costruire le circostanze necessarie per fermarci ad ascoltare una poesia; soltanto dovevo CREARE L'OPPORTUNITÀ per farlo, e così ricaricarci, come quando hai intenzione di mettere benzina in macchina ... se lo facciamo per "qualcosa" perché non farlo per noi? Così ho iniziato a giocare con l'idea di provocare la lentezza, l’ascolto e la presenza attraverso la poesia. Ma davvero, perché tutto ciò sia accaduto, devo tornare indietro circa 30 anni fa.
Mia nonna, M. Cleofé Eugenia Cervantes Deckler, iniziò ad ascoltare questo programma nel 1990. Era una donna anticipata a suoi tempi con un'energia che era complicata da capire e sostenere all'epoca, ma che trovò nelle onde radiofoniche un calore molto umano che almeno in parte, la faceva stare bene e sentirsi in compagnia; era una specie di rifugio, come lo è per me oggi leggere, scrivere, illustrare, oppure la sinestesia delle arti.
Mia nonna giocava con le parole, scriveva lettere al Re, alla RAE, e al Presidente del Governo, per esprimere la propria opinione o il proprio disaccordo. Ricordo quanto mi sembrasse impressionante e "normale" e allo stesso tempo ovvio. Mia nonna mi ha insegnato a dire "vale la gioia" perché secondo lei non ha senso dire che ne vale la pena ... nonostante sia stata una persona che ha vissuto tanta sofferenza. Mia nonna mi disse che non capiva perché “separato” fosse scritto tutto insieme e perché “tutto insieme” fosse scritto separatamente; ne aveva la casa piena di piccoli appunti ... mia nonna, mia nonna era una donna bellissima, che viveva una vita complessa in un tempo inadeguato per quello che era, ma intelligente e con un'enorme sensibilità per l'arte. Trascorse anni cercando di convincere suo figlio ad ascoltare "La Gramola", il programma in cui si trovava la sezione "Minuti per un poema"; un giorno e per pura disperazione di non ascoltare più sua madre, mio zio ascoltò il programma.
Mio zio ha trascorso anni a registrare le poesie su cassette, che sono poi passate al formato digitale. E molto più tardi mi ha fatto arrivare da me.
Mio zio è oggi un MAGICO relatore radiofonico che condurre “La Isla Mágica”, ed è capace di trasmettere la vita viva attraverso la musica, la sua grande passione, e se non fosse stato per lei e la sua insistenza, forse non sarebbe stato così, ed non sarei io oggi a scrivere tutto questo. Ma per rendere di nuovo viva la poesia e il tempo lento in questo formato, alcuni fili invisibili sono stati intessuti e meritino di vedere la luce: Francesca Lepori, di un cuore speciale e immenso, che gestisce il bellissimo posto in cui lavoro (quanti siamo fortunati che i nostri capi credano in noi in quel modo?) quando ha ascoltato il mio progetto c’ha creduto e mi ha dato l'opportunità di farlo, come membro di "C'è speranza accade", per presentarlo quest'anno all VIII Incontro Nazionale della Rete di Cooperazione Educativa a Macerata, in Italia, e insieme a Carlo Ridolfi e al resto del team, mi hanno dato uno spazio e una voce, in questo caso con il tema centrato sull'immigrazione.
"Non chiamarmi straniero" di Rafael Amor, recitato da Jesús Sancho, era essenziale; oltre a un meraviglioso TUM TUM, che ho avuto il piacere di ascoltare e “battere” di persona: quello di Carlo Marconi; e ovviamente ho potuto contare sulla collaborazione di due voci meravigliose, quella di Hayat che recitava in turco e quella di Francesco che recitava in italiano. A tutti voi un enorme grazie, un ringraziamento di cuore a tutti i fili visibili e invisibili che hanno reso possibile questa avventura poetica iniziata tanti anni fa.
Credo nel potere delle parole viventi, della lentezza e della presenza; è bastata un'emozione e un'intenzione, e la scintilla è stata fatta.
Lunga vita ai fuochi che ci rendono belli e trasformano il mondo in qualcosa che, sicuramente, “vale la gioia” difendere, rivoluzionare e vivere.
Comments